Scudo anti-spread Bce (TPI) e crisi del sistema bancario italiano
Oggi, 21 luglio 2022, dopo ben 11 anni dall’ultimo aumento dei tassi, la Bce ha deciso di sorprendere i mercati con un rialzo di 50 bps rispetto alle attese di 25 bps.
La Bce ha inoltre approvato la creazione dello scudo anti-spread, che sarà attivato in caso di disordinata trasmissione della politica monetaria.
Tale aumento dei tassi è giustificato dal tasso di inflazione europeo arrivato all’8,6% da oltre 2 mesi.
In tale contesto aumentano i rischi del sistema finanziario europeo e in particolare di quello italiano.
Il sistema finanziario europeo si basa sul concetto di risk assessment che prevede che gli attivi bancari siano ponderati per il rischio con complesse formule matematiche.
In pratica le banche con maggiori rischi devono avere maggior capitale proprio per tamponarli. Tale semplice e chiara regola viene aggirata dagli stessi politici e burocrati europei per finanziare in maniera sempre più diretta i grandi debiti pubblici europei, in primis quello italiano.
I debiti pubblici degli Stati membri sono considerati risk free, dunque senza rischi e, di conseguenza, non vengono ponderati nei bilanci delle banche.
In tal modo le banche possono così allegramente detenere centinaia di miliardi di debito pubblico senza dover integrare il capitale proprio per coprire un rischio definito inesistente, ma invece ben presente in caso di shock sistemico.
In pratica la rischiosità dei bilanci bancari viene valutata sulla base dei rischi legati a investimenti e prestiti detenuti negli attivi, scorporando completamente l’intera componente di rischio legata ai titoli di Stato detenuti.
Questa grave lacuna dovrebbe teoricamente essere colmata con la creazione dello scudo anti-spread, ossia dello strumento approvato oggi all’unanimità dal consiglio direttivo delle Bce.
Tale strumento consiste nel comprare senza limiti e restrizioni debito di un Paese europeo in difficoltà con la trasmissione della politica monetaria.
Scudo anti-spread Bce
Andando nel dettaglio tecnico dell’applicazione dello scudo anti-spread, strumento come vedremo con molte lacune e opacità applicative, per attivare lo scudo anti-spread (TPI) il direttivo della Bce valuterà vari parametri indicativi di crisi con 4 indicatori chiave:
1) il rispetto dei criteri di bilancio all’interno dell’Unione Europea
2) l’assenza di gravi squilibri economici
3) la sostenibilità del debito pubblico
4) l’adozione di politiche di bilancio sane e sostenibili rispetto agli obblighi presi con la commissione europea.
Tali criteri inerenti al consolidamento fiscale e alla sostenibilità del debito pubblico del Paese, che deve risultare idoneo in base ad una valutazione insindacabile e indipendente del direttivo della Bce, risultano molto opinabili.
In altri termini lo Stato in crisi deve dimostrare di aver fatto tutto il necessario per rendere sostenibile il proprio debito pubblico.
Lo scudo anti-spread messo in questi termini sembra poco incisivo, molto farraginoso e di difficile applicazione.
In questo contesto il sistema finanziario e bancario italiano risulta estremamente penalizzato, in quanto il debito pubblico italiano è detenuto per oltre il 33% dalle banche italiane, rendendole di fatto legate a doppia mandata con le sorti del debito pubblico italiano, che diventa ogni giorno meno sostenibile a causa delle riforme incompiute o non incisive.
Inoltre il debolissimo sistema politico italiano non permette politiche fiscali ed economiche di ampio respiro.
In conclusione, il rialzo dei tassi di 50 bps potrebbe essere solamente il primo a dipendenza dei dati sull’inflazione in uscita nei prossimi mesi.
La Bce non si attesta come un leader nel prevenire le crisi del debito sovrano, non è un leader nel fermare la crescita dell’inflazione, intervenendo preventivamente ed efficacemente ma la sua azione è evidentemente tardiva, poco decisa, totalmente priva di una visione coerente e coesa.
L’ufficio studi di Goodwill Asset Management vede un rischio crescente che la Bce in futuro si trovi a raccogliere i cocci di un sistema finanziario europeo sempre più instabile e disgregato e di un terremoto europeo il cui epicentro potrebbe essere l’Italia stessa con la sua eterna instabilità politica, fiscale ed economica.
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2 comments to “Scudo anti-spread Bce (TPI) e crisi del sistema bancario italiano”
Vanzan - 21, Lug, 2022
Francesco,
Mi fa piacere leggere questo articolo ed i successi della tua società; complimenti.
Articolo interessante; noto solo che l’importo dei titoli detenuti dalle banche italiane mi pare eccessivo, generalmente oscilla intorno a 400/420 bln, molto meno del 33% indicato.
Il Team di Gwam - 22, Lug, 2022
Buongiorno Claudio,
grazie per l’apprezzamento e per l’occasione che ci dai di entrare nel dettaglio dei numeri.
Secondo la banca dati delle statistiche di Banca d’Italia il settore bancario deteneva nel 2021 657,7 mld di euro pari al 24.6%.
Inoltre, bisogna considerare il settore finanziario allargato ad assicurazioni, fondi e società non finanziarie detenute dalle banche stesse. Tale componente di rischio non è immediatamente rilevabile dalle statistiche ufficiali, ma a livello di analisi di sensibilità e correlazione, va tenuto in considerazione in quanto rischio correlato all’andamento dei titoli di Stato italiani. Il 16.3% del debito pubblico italiano è detenuto da società finanziarie residenti. Le principali sono di matrice bancaria.