✅IL BLOG DI WALTER VALLI

Maria Costanza Marconi intervista Davide Fabbro su Arte e Passion Market

Oggi vogliamo parlare di Arte.

E per far questo ho chiesto l’aiuto a MARIA COSTANZA MARCONI, giornalista Pubblicista, esperta di strategia di comunicazione corporate e che attualmente si occupa di strategia e sviluppo commerciale estero per l’azienda di famiglia Scic Italia.

Costanza, molto opportunamente, ha deciso di dare un taglio finanziario al tema, intervistando DAVIDE FABBRO, Partner dello Studio Fabbro Dottori Commercialisti, specializzato in Economia delle Belle Arti esperto di valutazioni in campo delle opere d’arte.

Davide, di forma commercialista, di sostanza imprenditore; devoto alla competenza come una forma d’arte, quale vero motore economico dell’attività manageriale. www.davidefabbro.com

Si parla spesso di questo meraviglioso settore noto con il termine di “Passion Market“, categoria che tocca molto le leve emotive della passione per il bello, per il lusso, per l’oggetto esclusivo, comprendente orologi e gioielli di lusso, macchine d’epoca e il tanto sopra- o sotto-valutato, in ogni caso, affascinante mondo dell’arte.

Da tempo oramai, l’investimento in uno di questi “oggetti” è giustamente considerato, a tutti gli effetti, un imprescindibile asset per l’ottimizzazione della diversificazione del portafoglio.

Non dobbiamo mai dimenticare che questi Beni hanno una propria anima intrinseca pulsante che li rappresenta non solo per quello che sono, ma sovente anche per quello che rappresentano per chi li acquista. Magari opera solo il piacere di possederli e quindi è sempre un peccato considerarne il valore solo in termini monetari.

MARIA COSTANZA MARCONI

Da diversi anni ormai si parla d’investimento in arte non solo come passione ma anche come vera diversificazione di portafoglio. Si attribuisce dunque all’ opera non solo un valore artistico ma anche un valore economico. Come racconteresti dunque il panorama in questi anni?

DAVIDE FABBRO

In realtà l’economia ed in particolare la finanza sono sempre state protagoniste dell’espressione artistica. I giovani Buonarroti, Botticelli ma anche Da Vinci frequentavano abitualmente la famiglia di banchieri De’ Medici anche nelle attività ludiche. Questi ultimi costantemente finanziavano l’operato dei maestri al fine di istituire delle garanzie di natura patrimoniale sulle obbligazioni assunte o per finalità speculative sugli apprezzamenti di un mercato veramente molto dinamico seppur incentrato sull’arte figurativa in una dimensione finalmente prospettica. Molto spesso il confine tra dimensione artistica ed economica si confonde o si sovrappone; si pensi alla nascita delle botteghe che stanno dando non pochi problemi ai collezionisti contemporanei degli Old Master. Siamo pieni di rapporti epistolari da dove si evincono le richieste di credito da parte degli artisti alla committenza dietro prestazioni di natura professionale. È chiaro che il “bene” artistico dove già nel 500 assumeva forti peculiarità di predisposizione alla circolazione, oggi abbia radicalmente assunto una figura centrale in un contesto economico legato alla raccolta pubblica del capitale ed agli scambi internazionali. In conclusione, non vedo l’aspetto economico come conseguenza del valore artistico, ma piuttosto come parte funzionale di un organismo complesso: l’opera d’arte.

Il panorama di questi anni lo definirei un sistema principalmente disordinato ed inefficiente. Quando mi riferisco a questi due termini intendo usarne la loro accezione tecnica e non polemica. Il sistema è disordinato in quanto non ordinato logicamente per svolgere una specifica funzione. La mancanza di sistemi informativi coordinati caratteristici dello scorso secolo ha impedito una raccolta uniforme della critica e delle tesi a supporto dell’autenticità dell’opera. In arte non si parla di banche dati ma piuttosto di cataloghi generali o ragionati redatti da esperti che spesso si contraddicono, i quali si cimentano in opere monumentali di catalogazione o classificazione. Si pensi al Salvator Mundi ancora oggi dibattuto.

MARIA COSTANZA MARCONI

Quali sono i player principali e fondamentali che ruotano intorno a questo universo e quali i parametri di un buon investimento?

DAVIDE FABBRO

I player in campo sono molti.

Indubbiamente uno dei player principali nel mercato dell’arte è l’esperto. I pareri, non tanto legati all’autenticità, ma alla composizione tecnica e simbolica di un’opera arricchiscono o svalutano le dinamiche del valore di un’artista e delle sue opere. Erroneamente si identifica la figura dell’esperto nella professione dello storico dell’arte tuttavia ci sono molte altre figure che sono degne di rientrare in questa categoria. Ad esempio, le dichiarazioni pubbliche di amministratori delegati di case d’aste, curatori museali, titolari di gallerie di fama internazionale ma anche radiologi.

Un altro dei player fondamentali è l’intermediario (galleria o casa d’aste). La presenza di agenti ritenuti credibili e professionali determina anche una valorizzazione in termini economici dell’opera, dell’artista, del mercato ma anche delle garanzie di investimento. Intendo dire che la stessa opera venduta da due intermediari diversi può essere venduta allo stesso cliente a prezzi diversi, o addirittura rimanere invenduta in uno dei due casi.

Tra i più importanti player abbiamo anche le istituzioni museali che negli ultimi anni sono aumentate esponenzialmente in valore assoluto quasi a certificare un ritorno alla natura originaria dell’opera come bene da mostrare alla collettività e non da rinchiudere in un Caveau. Il percorso museale di un’opera quasi a parità della critica ne determina il successo. Questo fenomeno vale meno per i grandi maestri del passato in quanto prima del riconoscimento museale è intervenuto il riconoscimento storico.

Volontariamente non ho inserito le Banche e più in generale gli intermediari finanziari in quanto sono sempre state protagonisti.

MARIA COSTANZA MARCONI

moderno / contemporaneo e Old master. In quale di questi mondi si colloca il suo operato ? Quali sono le incertezze e le difficoltà legate a questi due mondi così diversi?

DAVIDE FABBRO

A differenza del critico d’arte, le mie attività sono trasversali rispetto al tipo di movimento artistico. Occuparsi della valutazione economica ai fini delle controversie legali e tributarie è un lavoro molto complicato che richiede un’elevata conoscenza di modelli matematico statistici, del diritto tributario, dei beni culturali e dei sistemi informativi adottati dai vari agenti coinvolti.

Preferisco operare dove il mio lavoro è più efficace, ovvero nelle cosiddette asimmetrie informative. Alle opere provenienti dal rinascimento italiano attribuiamo le maggiori problematiche legate all’autenticità, alla conservazione e soprattutto alla circolazione delle opere nel tempo. Se parliamo di passione non nego che balzerei dalla sedia al pensiero di valutare un Modigliani o di un Van Gogh almeno tanto quanto un Caravaggio o un Leonardo. Diciamo che l’arte figurativa ha suscitato in me sempre un grande interesse non posso negarlo.

Se da una parte negli Old Master abbiamo molte ombre, il contemporaneo è affetto da patologie di diversa natura come l’indipendenza dell’esperto: il parere della critica legato più ai compensi percepiti che al reale talento dell’artista.

MARIA COSTANZA MARCONI

Quali sono gli strumenti oggi disponibili sul mercato? Lei ha lanciato uno strumento, il PACTA, in che cosa consiste?

DAVIDE FABBRO

Quando si parla di protocolli si parla in realtà di mettere ordine in un sistema che fino ad oggi è stato caratterizzato da criteri NON uniformi di catalogazione dell’opera e di riunire tutte le variabili essenziali determinanti della formazione della consapevolezza del potenziale acquirente di un’opera d’arte.

Nati in realtà per l’arte contemporanea, i PACTA vengono definiti come i “protocolli per l’autenticità, la cura e la tutela dell’arte”. I PACTA sono stati emanati nel 2017 dal ministero dei beni culturali con la finalità di garantire una metodologia di classificazione uniforme delle informazioni da raccogliere durante la circolazione dell’opera d’arte. Sono vere e proprie linee guida che hanno lo scopo di definire dei parametri di identità e autenticità della stessa opera d’arte, garantendone la corretta conservazione nel tempo. PACTA si propone dunque come un documento integrante del contratto di acquisto dell’opera assorbendo e superando tutte le certificazioni, le pubblicazioni e le documentazioni precedenti ad essa relative.

Questa buona iniziativa pubblica poteva essere un’enorme opportunità per creare un database su cui ogni agente attivo del mercato, ma anche gli enti di formazione, avrebbe potuto individuare ogni caratteristica dell’opera rilevante alla formazione di una propria utilità. La mia idea è stata quella di creare un software che aiutasse le gallerie e gli agenti del mercato a condividere questa documentazione essenziale anche per evitare truffe e disinformazione.

Il mercato offre alcune banche dati e modelli di valutazione basati sul metodo delle vendite ripetute. A mio avviso, questi criteri di valutazione sono del tutto inefficienti e non rappresentano un metodo affidabile nella stima della redditività di un investimento.

MARIA COSTANZA MARCONI

l’arte rientra in quelli che vengono definiti “ passion market”, in che cosa si differenzia il mondo dell’arte rispetto al mercato delle auto d’epoca o degli orologi per esempio.

DAVIDE FABBRO

Indubbiamente la rigidità dell’offerta: l’unicità. Il mercato delle opere d’arte, complessivamente, in termini microeconomici gode di una bassissima elasticità dell’offerta concentrata per di più nel mercato dell’arte contemporanea: non si può trovare un’altra Gioconda ma si può tuttavia chiedere ad un artista contemporaneo di aumentare la propria produzione artistica.

Un’altra differenza sostanziale con il mercato degli orologi e le auto d’epoca è quello che alcuni studiosi hanno definito il “significato svelato” e nella maggior parte dei casi la funzione originaria del bene. So di far arrabbiare molti appassionati ma un orologio, come anche una borsa, seppur esteticamente o/e tecnicamente possano elevare il bene ad un altro significato, nascono con una funzione originaria ben precisa: misurare il tempo e contenere oggetti. In alcuni casi borse ed orologi che hanno segnato un’epoca diventano “opere d’arte” perché si caricano di valore simbolico o perché spariscono i molteplici esemplari in circolazione: pensiamo ad esempio ai gioielli di Maria Antonietta moglie di Luigi XVI battuti recentemente all’asta.

La funzione originaria dell’opera d’arte è essere un’opera d’arte. Successivamente può diventare arredo, investimento, ma rimarrà sempre un’opera d’arte. I libri e la musica si avvicinano molto a questo concetto, cambiano solo gli strumenti della percezione.

Più che di passion market parlerei più di symbolic meaning: Leonardo rappresenta lo sfogo sia dell’essere umano che dell’essere umani: Le sue opere racchiudono dentro qualche pennellata o dietro qualche disegno la curiosità che divampa nell’apprendimento e nella creatività per poi incidersi nella storia.

MARIA COSTANZA MARCONI

Cosa significa per lei fare arte e cosa offre ai suoi clienti il suo studio ?

DAVIDE FABBRO

Ahimè non faccio arte ma di arte mi nutro. Fare arte significa fare il bello ma con un’accezione più ampia rispetto alla sola estetica. Per me fare arte significa trasferire volontariamente o involontariamente una o più caratteristiche o stati d’animo dell’essere umano in uno o più oggetti fisici e tangibili: l’opera è il simbolo e lo strumento per la comprensione tra gli individui. Se lo scultore usa il marmo, il pittore usa la tela, il compositore lo spartito e lo scrittore carta e penna poco importa: L’arte è comunicazione di sé stessi e del mondo circostante visto dall’artista.

Il mio studio si occupa di risolvere alcune problematiche legate alla valorizzazione economica delle opere d’arte e di supportare gli stakeholders dell’arte dal punto di vista legale e tributario. Stiamo cercando di rintracciare una valida alternativa al modello delle vendite ripetute e sembra che il nostro lavoro abbia dato enormi risultati soprattutto nella risoluzione di controversie tra privati e di natura tributaria. Sono dell’idea che sia di luogo comune attribuire al critico d’arte competenze che molto spesso vanno anche oltre le proprie competenze. Noi non facciamo perizie di autenticità piuttosto ci occupiamo di stabilire, se possibile, proprio partendo dall’opinione della critica, un valore monetario di riferimento. A breve cercheremo di pubblicare proprio un manuale tecnico per affrontare in maniera ordinata l’argomento. Diciamo che la mia formazione da Dottore Commercialista unita alla mia passione ed alla mia clientela mi ha aiutato molto.

MARIA COSTANZA MARCONI

Da dove nasce la sua passione, il suo primo approccio mi ha raccontato che nasce dai rapporti con una fonderia, si parla spesso di intermediazione ma quasi nulla si sa del mondo delle fonderie. Ci racconti.

DAVIDE FABBRO

Questa è una domanda che mi fanno spesso, Nella vita bisogna saper unire i puntini. Nel 2012 decisi, dopo 4 anni presso un primario studio di dottori commercialisti in Torino, di aprire il mio studio professionale. Tra i primi clienti ci fu una fonderia che si occupava esclusivamente di fusioni per gli artisti. Le dinamiche di quell’azienda accesero indubbiamente il mio interesse. Ho sempre preferito un approccio invasivo nella gestione dei miei clienti cercando di trasferire le mie competenze provenienti da altri settori alle dinamiche di un mondo ignoto, soggettivo e in grande espansione. Una volta esistevano le botteghe dirette dal grande Maestro oggi si chiamano Fonderie. A differenza del passato l’artista non delega la produzione ad un suo “allievo” ma a delle vere e proprie imprese che lo aiutano a realizzare le proprie creazioni. Oggi possiamo parlare in termini tecnici di un’economia e di una vera e propria filiera dell’arte contemporanea. Oggi l’arte è composta non solo da piccole e medie sculture in marmo o dipinti ma anche di vere e proprie grandi opere pubbliche come il cloud gate.

Parallelamente a questo, un caro amico trasferitosi negli Stati Uniti per lavoro, sapendo dalle nostre conversazioni e del mio crescente interesse, segnalò la possibilità di vendere alcune importanti opere d’arte del ‘600. I forti dubbi interpretativi delle perizie economiche redatte da storici dell’arte e le problematiche fiscali legate alla loro circolazione mi stimolarono ad approfondire l’argomento. Non nego il mio entusiasmo alla prima due diligence di un Tintoretto.

Contestualmente alcune norme del nostro ordinamento giuridico permettevano di “scudare” alcuni capitali non dichiarati auto segnalando volontariamente al fisco le irregolarità e sanando monetariamente le imposte evase fino a quel momento. Inutile dire che molti clienti mi cercarono per valutare opere d’arte per risolvere queste controversie di natura tributaria per opere che fino a quel momento non avevano mai avuto mercato.

Share